giovedì 31 gennaio 2013

Occupazione da profondo nero, in 5 anni persi 100.000 posti


Grido d’allarme da Fondazione Curella e Cna: nel 2012 drastico calo degli occupati e artigianato in panne. Si registra anche un saldo negativo di 1.064 unità per le imprese artigiane. di Dario Raffaele

CATANIA – La Sicilia fa i conti con la crisi. Sembrano numeri di guerra, ma sono la realtà di un’economia che non riesce ancora a uscir fuori dalla crisi, che vede migliaia di persone lottare ogni giorno per arrivare a fine mese. E se è vero che la politica, sino ad oggi, non ha fatto abbastanza per cambiare la situazione (vedi l’inutile formazione professionale), se è vero che molti, giovani in primis, non sono in grado di accettare un lavoro (il più delle volte perché mancano della qualificazione necessaria) che certe imprese ancora offrono, è anche vero che al momento si può solo prendere atto di questa situazione.

Un grido d’allarme è stato lanciato in questi giorni da più parti alla classe politica siciliana. Ieri Mario Filippello, segretario regionale della Cna (Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa) è intervenuto nel dibattito commentando i dati elaborati dalla Cna sulle imprese artigiane registrate nel 2012 nell’Isola.
 
“In Sicilia nel 2012, fra le imprese artigiane che hanno aperto e quelle che hanno chiuso, si registra un saldo negativo di 1.064 unità: vi sono state, infatti, 5.131 iscrizioni alle Camere di Commercio dell’isola e 6.195 cessazioni. è evidente che l’economia siciliana continua ad attraversare una crisi profonda, rispetto alla quale servono misure forti ed efficaci che non possono più essere rinviate”. “Serve un piano straordinario per il lavoro - prosegue Filippello - un deciso sostegno alle imprese nell’accesso al credito, un piano per il sostegno dell’occupazione, il pagamento immediato dei debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese, un piano di riduzione delle tasse”.

Due giorni fa era stato invece Pietro Busetta a commentare i dati presentati dalla Fondazione Curella. “Dal 2008 - ha affermato Busetta - abbiamo perso 100 mila posti di lavoro, come se avessero chiuso 25 stabilimenti Fiat di Termini Imerese”. Il numero degli occupati nei processi lavorativi sarebbe sceso intorno a 1,4 milioni (-2,2% rispetto all'anno precedente), segnalando una perdita di oltre 30 mila posti di lavoro in un anno. Se si confronta il consuntivo 2012 con quello del 2006, in cui l’occupazione raggiunse il massimo storico di oltre 1,5 milioni, sono scomparsi oltre 100 mila posti di lavoro. Contestualmente il tasso di disoccupazione è aumentato a dismisura toccando il 18,4% (4 punti in più del 2011), il livello più alto degli ultimi 9 anni.

Più in generale, il prodotto interno lordo della Sicilia è diminuito l’anno scorso del 3%, contro una flessione di poco superiore al 2% a livello nazionale. Previsto un -1.4% nel 2013. Nell’arco del quinquennio 2008-2012 l’economia siciliana sarebbe dunque regredita a un tasso cumulato del 10% (-6,5% circa l'arretramento del Pil nazionale).

La prima conseguenza di questa situazione è che i consumi delle famiglie residenti segnano -4,1%. Per gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto la flessione è del 12,8%; per edilizia e opere pubbliche -9,4%. Secondo l'assessore Bianchi, “siamo nel picco di una recessione che è stata lunga, troppo per regioni in difficoltà come la Sicilia. Da qui al 2015 abbiamo circa 7 miliardi di euro da spendere, questa è la sfida per ricostruire la crescita”.

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