giovedì 8 dicembre 2016

Il fenomeno del precariato pubblico siciliano. Dicembre 2016. La strenna natalizia

Le solite manovre di fine anno del Governo regionale per non affrontare con serietà e competenza il fenomeno del precariato pubblico siciliano dopo quasi 30 anni di legislazione regionale abusiva e in contrasto con la normativa comunitaria e nazionale vigenti in matreia di lavoro a termpo determinato.




Non abbiamo bisogno di proroga dei contratti a tempo determinato, in scadenza al 31 dicembre 2016! Già c'è fino al 31 dicembre 2018, ed è stata concessa dallo Stato italiano con la Legge di stabilità dello scorso anno” (secondo quanto affermato dal dott. Baccei, ai sensi dell’art 1, comma 426, della Legge 23 dicembre 2014 n. 190).

Secondo la legislazione nazionale vigente, invece, a mio modo di vedere, abbiamo bisogno, come negli anni passati, di deroghe alla proroga finalizzata prescritta dal Decreto D'Alia ( cioè art 4, commi 6, 6 quater, 8, 9 e 9 bis, del Decreto Legge 31 agosto 2013 n. 101, convertito, con modificazioni, dalla Legge 30 ottobre 2013 n. 125 e s. m. i.) in considerazione delle limitate capacita'assunzionali ( il tourn over) di ciascun Ente e ai numerosi vincoli finanziari vigenti. Altrimenti in Sicilia, nessun Ente potrà legittimamente prorogare i rapporti di lavoro a tempo determinato, fino al limite massimo del 31 dicembre 2018. È le deroghe ai vincoli finanziari possono essere concesse solo dallo Stato italiano, non certamente dalla Regione.

Il dott. Baccei, stante che tale assunto è pacifico, lo dovrebbe sapere benissimo, in considerazione del ruolo che ricopre, all’interno del Governo regionale. Il dott. Baccei dimostra, in ogni occasione, che in materia di lavoro pubblico brancola nel buio più fitto ed è quindi inattendibile. A causa di questa sua ignoranza, in materia di proroga e/o rinnovo dei contratti di lavoro a termine nel pubblico impiego ( la legislazione vigente anche in Sicilia è di competenza nazionale, ai sensi dell’art. 117, comma 2, lett l) della Costituzione) la maggior parte dei precari siciliani rischia, sicuramente, di non avere prorogato il rapporto di lavoro in scadenza il 31 dicembre 2016 e di conseguenza rischia il posto di lavoro.

Pertanto, è opportuno, fare un riepilogo di ciò che succederà, a legislazione vigente, alla categoria dei precari siciliani del pubblico impiego.
La Legge 23 dicembre 2014 n. 190, all’art 1, comma 426, sposta le procedure per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari, al 2017/2018 e contemporaneamente per questa finalità può essere fatta la proroga. Infatti richiama il Decreto Legge 31 agosto 2013 n. 101, convertito, con modificazioni, dalla Legge 30 ottobre 2013 n. 125 e s. m. i.,  art 4 commi 6, 8 e 9. Ciò significa che possono essere prorogati soltanto coloro che sono stati inseriti nel fabbisogno triennale del personale ed i relativi Enti  hanno le risorse assunzionali (turn over) per stabilizzare entro il 2018.

Tutti gli altri dipendenti precari, se non verrà approvato un emendamento di modifica ed integrazione della legislazione vigente in materia ( possibile solo con un intervento del Governo italiano nel Decreto milleproroghe di fine anno, ovviamente se si intende intervenire entro l’anno 2016), per le deroghe ai vincoli finanziari, il 1 gennaio 2017, potrebbero non avere la solita proroga dei contratti a termine in scadenza e quindi potrebbero rimanere a casa. 
Enti in dissesto finanziario e pre dissesto, Enti che non hanno rispettato il saldo di bilancio per la partecipazione agli obiettivi di finanza pubblica. Compresi gli Enti che non hanno risorse assunzionali per stabilizzare in questi due anni ( mancanza di risorse e tourn over) ed anche i precari delle ex provincie regionali, anche se per le Province, dopo la bocciatura delle modifiche costituzionali, ci sarebbero tantissime questioni da riconsiderare, in materia di funzioni e di personale.

Ovviamente,  la  proroga  al  31 dicembre 2018  è  possibile,  a legislazione vigente, solo se  è  finalizzata  alla  stabilizzazione  dei rapporti di lavoro precari  e  avviene il loro inserimento  nella  programmazione  triennale  del fabbisogno di personale 2016 -2018. Tutte  le  altre  proroghe  necessitano di  deroghe  nazionali. Soprattutto  nel caso  dei Comuni  in dissesto finanziario, laddove  la  Regione Siciliana viene autorizzata  a finanziare  il  100 % della  spesa da sostenere  per  la  proroga  dei contratti a termine, anche se in questo caso una norma strutturale di cui all’art 259, comma 10, del TUEL ( Decreto Legislativo 18 agosto 2000 n. 267 e s. m. i.) ci potrebbe venire in soccorso. Ribadisco  che  continuare  così non  ha  alcun senso,  oltre  a  violare  la  normativa comunitaria e  nazionale  vigenti in materia di lavoro a tempo determinate ( violazione della Clausola n. 5 della Direttiva n. 70/1999/CE).

Per  quanto riguarda, invece, la  soluzione strutturale  proposta  dal  dott Baccei (foto qui affianco) e cioè la  trasformazione della Resais SpA in Ente  pubblico  consortile, per  poi  fare transitare  i dipendenti precari siciliani dentro  questo  contenitore, questa soluzione appare  impraticabile  per  le seguenti  motivazioni:

1. violazioni  di  Direttive comunitarie vigenti in materia di  somministrazione di lavoro, di  Agenzie di somministrazione lavoro  e forniture di  manodopera  a Enti pubblici (Direttiva comunitaria  n 104/ 2008/UE, Direttiva Comunitaria  n 24/ 2014 /UE e Decreto Legislativo 2 marzo 2012  n 24 per  citare alcune norme superiori violate);

2. aumento  di spesa  pubblica  e quindi  di  costi aggiuntivi  di  gestione, per  quasi 22 mila  soggetti  aventi  diritto e  appartenenti,  secondo  la  linea  errata  del Governo regionale,  al  bacino del precariato pubblico siciliano di  almeno  200 milioni di euro; 

3. palese  violazione  dei  Contratti  Collettivi nazionali di lavoro,  in questo  caso  dei Comparti  del  pubblico impiego, in luogo  dell'applicazione  ai  dipendenti precari siciliani  di  un Contratto  aziendale  Cucal  Resais, cioè  il contratto  aziendale  che già si applica  ai dipendenti in servizio alla  Resais SpA.



Di contro la soluzione migliore, logica e legittima da concordare e integrare attraverso il confronto con lo Stato italiano mi sembra la seguente:
1. istituzione del  ruolo  unico regionale ad esaurimento, nel  quale  fare  confluire  i dipendenti precari siciliani, che  a seguito  delle  procedure di  stabilizzazione adottate dagli  Enti, non  trovano entro il 31 dicembre 2018,  collocazione  nella programmazione triennale del fabbisogno di personale; 

2. istituire  un  Fondo  ordinario, che  finanzia  strutturalmente  e annualmente (in sostituzione  del  Fondo  straordinario  per  compensare  gli  squilibri  finanziari derivanti dall'abrogazione  della  legislazione  regionale  previgente  dopo  l'art  30 della  Legge Regionale 28 gennaio 2014  n  5 e gli  effetti  sulla  spesa  del  personale) l'onere  della Regione Siciliana  per  la  propria  compartecipazione  alla spesa  per  finanziare  i contratti di lavoro,  a seguito della  stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari; 

3. applicazione  dell'art  30  sulla spesa  a carico  del  bilancio della Regione per  ogni singolo  lavoratore  fissata  per  legge  al 31  dicembre 2013  (norma  non applicata e disattesa  dalla  Regione dal 2014 );

4. inserimento  dei  dipendenti  precari siciliani,  temporaneamente  collocati  nel ruolo unico  regionale ad esaurimento, a seguito  della  cessazione  dei  rapporti di lavoro di ruolo  negli  Enti  pubblici. In questo modo  l'assegno  riassorbibile  dei dipendenti cessati nell’anno di riferimento  costituisce  il risparmio  finanziario della Regione Siciliana, non più  tenuta a  corrispondere  annualmente il finanziamento dal  Fondo ordinario  ad hoc  istituito  nel  proprio  bilancio. 

In definitiva, questa  sembra una  delle soluzioni  più  concrete, senza  alcun aumento di spesa per il bilancio della Regione, una soluzione eccezionale e irripetibile per un problema eccezionale che in Sicilia, è rappresentato dal fenomeno del precariato pubblico siciliano.


Dott. Gaetano Aiello


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